Mario Perrotta è uno degli attori, drammaturghi e registi più apprezzati del teatro italiano contemporaneo. La sua opera si distingue per un approccio che coniuga ricerca storica, sensibilità sociale e un profondo legame con la tradizione teatrale italiana. Nato a Lecce nel 1970, Perrotta ha sviluppato un percorso artistico incentrato sulla narrazione delle storie degli ultimi, degli emarginati, di coloro che spesso restano ai margini della grande Storia.
Con il suo lavoro, ha saputo restituire voce e dignità a intere generazioni di migranti, lavoratori e individui dimenticati dalla società, portando in scena vicende capaci di emozionare e far riflettere. Attraverso un teatro di parola e di corpo, Perrotta crea spettacoli che non sono semplici rappresentazioni, ma veri e propri affreschi della memoria collettiva.
La carriera di Mario Perrotta ha avuto un’evoluzione graduale ma costante. Dopo una formazione teatrale solida, ha iniziato a lavorare su testi propri, affermandosi come autore attento alla ricerca storica e all’analisi delle dinamiche sociali.
Uno dei suoi primi grandi successi è stato Italiani Cìncali! (2003), spettacolo che ha segnato un punto di svolta nella sua carriera. Qui, Perrotta ha raccontato la storia dei minatori italiani emigrati in Belgio negli anni ‘50 e ‘60, uomini costretti a lavorare in condizioni estreme nelle miniere di carbone, lontani dalle proprie famiglie e privati di ogni diritto. Questo lavoro, frutto di un’approfondita ricerca storica e di numerose testimonianze dirette, ha dato vita a un teatro capace di restituire con autenticità il dolore, la speranza e il sacrificio di un’intera generazione.
Lo spettacolo ha ottenuto un grande successo di pubblico e critica, imponendo Perrotta come una delle voci più originali e necessarie del panorama teatrale italiano. La sua capacità di dare vita ai personaggi, di modulare la voce e il corpo per incarnare decine di figure diverse in un unico monologo, ha fatto sì che il suo teatro diventasse un’esperienza immersiva e indimenticabile.
A Italiani Cìncali! sono seguiti altri due spettacoli che hanno completato quella che è stata definita la “Trilogia dell’Emigrazione”. La Turnàta (2005) ha esplorato il tema del ritorno in patria dei migranti italiani, indagando le difficoltà di reinserimento in una società che spesso non riconosce più i suoi figli partiti anni prima. Milite Ignoto – Quindicidiciotto (2015), invece, ha spostato lo sguardo sulla Prima Guerra Mondiale, raccontando le storie dei soldati italiani al fronte, spesso reclutati tra i ceti più bassi e mandati a morire senza un vero motivo.
Con questa trilogia, Perrotta ha delineato un percorso artistico chiaro: il suo teatro non è solo narrazione, ma un atto di resistenza culturale, un modo per riscoprire le radici della nostra storia e dare voce a chi non l’ha mai avuta.
Mario Perrotta Il teatro come impegno civile
Uno degli elementi distintivi del teatro di Mario Perrotta è il suo profondo impegno civile. Le sue opere non si limitano a raccontare storie, ma pongono interrogativi fondamentali sulla nostra società, sulla memoria e sull’identità collettiva.
Nel 2013, con Un bès – Antonio Ligabue, Perrotta ha affrontato un’altra storia di emarginazione, portando in scena la vita tormentata del pittore Antonio Ligabue. Attraverso un’interpretazione straordinaria, ha restituito al pubblico il dolore, la solitudine e il genio di un artista che, nonostante l’isolamento sociale, è riuscito a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.
Anche i suoi lavori più recenti mantengono questa impronta fortemente sociale e politica. Con In nome del padre (2019), ha affrontato il complesso rapporto tra padri e figli nella società contemporanea, dando vita a un affresco teatrale che esplora le trasformazioni della famiglia e il ruolo della figura paterna nel nostro tempo.
Ciò che rende Mario Perrotta un artista straordinario è la sua capacità di unire narrazione e interpretazione in un unico linguaggio teatrale. Il suo stile attinge tanto alla grande tradizione del teatro di narrazione italiano – rappresentata da maestri come Dario Fo e Marco Paolini – quanto a una ricerca espressiva personale, che lo porta a modellare il suo corpo e la sua voce in modo sempre nuovo.
Nei suoi spettacoli, Perrotta non si limita a raccontare una storia: diventa i suoi personaggi, li incarna con un’energia che coinvolge e ipnotizza il pubblico. Grazie a una recitazione intensa e a una scrittura teatrale asciutta ma potente, riesce a trasmettere emozioni profonde, rendendo ogni spettacolo un’esperienza unica e toccante.
Mario Perrotta rappresenta oggi una delle voci più autentiche e coraggiose del teatro italiano. La sua opera, sempre in equilibrio tra memoria storica e innovazione scenica, è una testimonianza del potere del teatro come strumento di conoscenza e riflessione.
Attraverso i suoi spettacoli, Mario Perrotta ci ricorda che il teatro non è solo intrattenimento, ma un luogo di indagine e di presa di coscienza. Le sue storie, cariche di umanità e verità, ci invitano a guardare il passato per comprendere meglio il presente e a riconoscere nell’altro – nel migrante, nell’emarginato, nel diverso – un pezzo della nostra stessa identità.
Il suo teatro, che fonde rigore drammaturgico e una straordinaria capacità interpretativa, è una delle espressioni più alte della scena contemporanea, un esempio di come l’arte possa ancora essere un potente strumento di cambiamento e di riscoperta della nostra storia collettiva.